CONTRIBUTI dal Web
7 maggio 2008
Giulio
Stocchi (
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)
Le
bandiere di Fini
La testa sfondata
dai calci
del ragazzo
sull’asfalto
vale
dunque
meno
di una bandiera
bruciata
Ciò è giusto
è ragionevole
Nell’alto
dei
cieli l’aereo
con la stella di davide
infatti
vale di più
della
casa
che tra poco
esploderà
24 febbraio 2008
Massimo Zanasi (
Email
)
Vox
Clamantis In Deserto / 4 silenzi di Massimo Zanasi leggi
versione
PDF
24 febbraio 2008
Alessio Liberati (
Email
)
Poesia
visiva - 3 eBook da scaricare (link esterno):
Poemi Cromodinamici (download PDF 5Mb zip)
12 Poemi Visuali tra Cielo e Terra
(download PDF 10Mb zip)
Poemi del Loto (download PDF 4Mb zip)
di
Alessio Liberati
17 febbraio 2008
Davide Morelli (
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)
IMPERCEZIONI
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1
Guardo di sbieco il muro. Appare
la coda bifida di una lucertola,
compare il dorso, rivestito di squame
e....negli interstizi della siepe
già non la vedo....come se con un
guizzo fulmineo, un lesto strascicare
di
zampe si fosse divincolata in un
cunicolo; come se il crocicchio dei
colori
lividi del tramonto, il riverbero
di un fievole sfarfallio di raggi l'avesse
resa invisibile. Forse è sgusciata in
una fessura, in un anello d'ombra,
in una zona morta dei miei occhi,
forse in una crepa nascosta, dove
cade l'intonaco e affiora la calce,
sfuggendo alla mia vista, ormai
inafferrabile.
2
Per un attimo ti sembra
di raggiungere
il nervo delle cose.
Ma un battito di ciglia non è
un colpo d'ali che
ti solleva
ed è vana ricerca aspirare
al sillogismo dell'esistenza.
Così ritorni nell'orbita della vita
come una favilla, ormai incasellata
in una goccia, come in un'impronta
di luce un tremito d'ombra.
3
Corsi in una processione
di luci, che volgevano altrove.
Sfiorai
rami d'oro e ulivi color
argento. Poi passò il fischio
di un treno e
ritornai nello
spazio di vuoto tra le cose
e mi chiamò una voce.
4
La
natura immersa nella Primavera.
L'aria tersa e serena. La notte
ritornano
le lucciole a colorare
spighe e roveti. Le stelle
dipingono angoli di
campi, margini
di strade. E le trascorse stagioni
ritornano come le parole
dei morti
nella memoria dei vivi distrattamente
sul far della sera.
5
L'oscurità invoca con le sue ombre
la voce di stagioni,
che videro i morti
padri. E figli i nostri padri.
Ma ogni anno cambiano
le scritte sui muri, ogni generazione
crede ciecamente nei suoi miti
ed idoli. E le piazze di quei cortili,
i lidi di quegli arenili sono
intrisi
di altri amori. Le vie hanno perduto
quegli odori.
6
Ho
sognato città invisibili,
dove risiedevano solo artisti.
C'erano saltimbanchi,
poeti, attori,
pittori, acrobati, contorsionisti, trampolieri,
mimi, ormai
prossimi a firmare l'armistizio
con la realtà. E quando la loro penna
stava
scrivendo ho sentito i singhiozzi
del cielo. Ho visto stelle cadere. Fermarsi
comete. Le maree ribellarsi alla luna.
Le strade senza nome battezzarsi
l'un l'altra.
Ma avevano avuto fortuna. L'inchiostro era
simpatico. Si
rinfrancarono gli artisti.
Si rinfrancò la luna.
7
Il
riflesso della luna
è smosso dal flusso del fiume,
scalfito da acini
di pioggia.
Pioggia, che scende sulle case,
incanalata in grondaie ossidate.
Vapore e nebbia. Qua e là indistintamente
calano grumi di lumi sul corpo
della linfa,
sulle dita adunche dei rami.
E' l'ora in cui gli insetti
intravedono
in un'angusta fessura e gli uomini
in una scia d'aereo la
fuga. E' l'ora
in cui cresce la ferita di una ruga,
immaginando cento
mondi di idee,
mille amori finiti nel dimenticatoio
o sbiaditi in un logoro
matrimonio,
a onde di generazioni susseguitesi
tra loro.
8
E'
sfuggito irreprensibile
in un angolo morto del ricordo
il rossore del
suo volto,
il timbro della sua voce,
il calore delle sue mani.
Ora
la cerco inutilmente nelle stanze
della mia memoria.
Un tempo si sfiorarono
i nostri respiri. Si congiunsero
le nostre ombre.
Adesso non so se
i suoi anni
piangono per amori mai nati,
se in lei vincono rimorsi o
rimpianti.
Adesso non so quali tremiti astrali,
quali fremiti nei prati
le sue parole
chiamano quasi amore.
9
Non sospirare
mai sullo sguardo
di una passante, sul gioco di sponda
di sguardi incrociati
dal finestrino
con la ragazza seduta sul treno
del binario parallelo.
Non sospirare,
soffermandosi ad ogni bivio del passato,
pensando a ciò
che poteva essere e non è stato.
Non chiedersi mai quale sarebbe stata la
trama
del nostro destino in un luogo appena accennato,
dove il treno
non ha sostato, o nelle città dai bei
gerani, che mai ci hanno visto, che
mai ci vedranno.
Non chiedersi mai se lasceremo una traccia alla nostra
partenza. Non chiedersi mai quale mano d'angelo,
quale frammento del
nostro sogno scacci l'ombra
della morte dal nostro sonno.
10
Traversai
l'oscurità di una cannula,
il fragore mattutino di una pagliuzza.
Annodai
ciglia, trapunsi con le mie dita
ali di farfalla. Mi specchiai in raggi
di luna.
Venni rifranto dal cristallo. Fui vivisezionato
da un prisma.
Fui equilibrista su un filo interdentale.
Adesso posso, esangue, disfarmi
in un minuscolo
punto di inchiostro, su una finitura di un foglio;
questo
mondo sempre in eterno mutamento, in
continua metamorfosi, non mi avrà mai.
Onda o corpuscolo ?
11
Nel silenzio di una città straniera.
Nel
cuore di una notte quieta.
Noi, gravidi di gelo. I vestiti
modellati
dal vento.
E fu il tepore di una luce trasversale,
il nitido chiarore
emanato da lampare.
Celammo ognuno nel proprio animo
le parole amare
ed avvelenate. Sostammo
appoggiati al parapetto del lungomare
senza parlare.
I nostri occhi, senza rotta
né stella polare, erravano nel colore del mare.
Poi
dicesti: " Ho letto i poeti per cercare
un verso che potesse racchiudere
la mia vita
e tutte le vite. Ma ho solo trovato conforto
dalle loro
voci."
Dopo in silenzio di nuovo a ricercare
in uno sfolgorio di
luce, in un tono
vivo, uno slancio, che si accordasse
col chiaroscuro
del nostro profondo.
12
Da un comignolo si leva il fumo.
I termometri segnano lo zero.
Un vecchio sfoglia il calendario dal barbiere.
Una
vedova ferma sugli zigomi le lacrime.
Una ragazza al bar beve il caffè e
fissa la testa
di un cinghiale imbalsamato.
Da un appartamento si diffonde
musica classica.
Poi la puntina si ferma, il disco si incanta.
13
Un
ago smagnetizzato,
un pettine sdentato,
un giocattolo rotto,
uno schioppo,
un botto,
un infuso insipido,
la caduta di un nido,
il coccio di
un guscio rotto di lumaca,
una radice aggrovigliata,
rinnovano il mistero
del mondo.
6 maggio 2007
Arnaldo Pontis
La poesia geisha
La poesia l'hai dentro
anche se l'hai indosso
sceglie lei quando
andare e dove arrivare,
vede lei oltre il dosso,
e ti sta sempre addosso.
La poesia corrode le ossa e
si annida in basso, nella fossa.
Come un brivido freddo
che sale, lungo la schiena,
la scopri solo quando assale improvvisa,
come una pena.
La poesia la senti arrivare,
come un fiume in piena,
come una tempesta brava,
incatenata al remo,
e schiava, dentro la stiva.
Ti sommerge, in fretta
fradicia e pesante,
nella sabbia e nel fango,
e nel frastuono,
dritta sul fondo,
sconvolta di rabbia,
sorda nel tuono,
ti sbatte col suono
che batte al suo tango
nell'ultimo cono di luce,
del sole che muore,
del tramonto che arriva
ad arrossare di sangue la riva.
La poesia è parola che
brucia, quando dice,
e non va mai a capo.
La poesia non si combatte,
non si batte e non si inchioda,
la poesia non accetta il sale
nemmeno sulla coda.
La poesia quando protesta,
non ha capo, e quando detesta,
non cerca rivale, non usa far festa.
La poesia è una cesta,
di sangue, di carne e di morte,
fatta di cuore nero e foresta.
La poesia è un pensiero immortale,
un guerriero animale,
bardato per l'arena,
che nell'arena prevale,
contro di te,
lancia in resta.
La poesia ti lascia,
ad aspettare la falce,
nel buio rapace,
in croce col fabbro,
in un colpo d'ascia,
alla piega del labbro
che consola e tace,
con nel cuore la pace,
di sapere che
per quello che importa,
per quello che resta,
non sarai mai capace.
3 maggio
2007
Giulio Stocchi
Sul come ascoltare
quando dicono vita (leggi versione con immagini)
Nelle cucine
preferibilmente
e alla fine del mese
consiglio
di ascoltarla
questa parola
di girarla ben bene
nella bocca
per scoprirne
il sapore
di farla rotolare
fra i denti
questa parola
quando dicono vita
Alzatevi poi
e dalle finestre consiglio
che lo guardiate
questo mondo
di vetrine e di insegne
fatto a immagine e somiglianza
di una solitudine astratta
dove ogni cosa
ha un prezzo
e fra di esse
voi
e ripetetela
consiglio
almeno dieci volte
questa parola
perché solo quando le labbra
sanguineranno
ed il cuore
solo allora vi dico
l'avrete compresa
questa parola
quando dicono vita
E alle donne in special modo
consiglio
di lasciarsela esplodere
nel ventre
questa parola
distese che saranno
sui tavoli
o mentre il prezzemolo
bolle
nell'angolo digrignato
dove non un peccato
si consuma
ma un sacrificio imposto
di dolore
perché così l'avranno bevuta
fino alla feccia
questa parola
quando dicono vita
E a tutti noi infine
consiglio
e ognuno
nella sua dimensione
variamente trafitto
di entrare nelle chiese
e come sale
di sentirla cadere
questa parola
sulle ferite
e di non fuggire
consiglio
e neppure di urlare
ma piuttosto vi dico
fra l'incenso e le preghiere
lasciamogliela biascicare
questa parola
che diventi la loro vergogna
che diventi
la loro vergogna
che diventi la loro
vergogna
quando dicono vita
giulio stocchi